” Il libro dei gatti ” di H. P. Lovecraft, un testamento all’amore felino

Che Howard Phillips Lovecraft fosse un amante sfegatato dei gatti è cosa già arcinota a chi si occupa, per così dire, di gatti e letteratura. E di ciò è prova anche l’opera letteraria dello scrittore, in cui la figura del gatto svolge un ruolo di tutto rilievo. È però vero che orientarsi nell’immensa letteratura lovecraftiana può essere difficoltoso anche per il gattofilo più determinato: ed è qui che Il libro dei gatti, a cura di Gianfranco de Turris e Claudio de Nardi, entra in gioco.

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Il libro dei gatti si mette infatti al servizio del gattofilo che ami lo stile cupo, pieno di buio e di suggestioni fantastiche di Lovecraft e raccoglie racconti, poesie e frammenti di opere dello scrittore in genere in cui il gatto sia protagonista.

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Un protagonista riverito e sempre rispettato, bisogna dire. Perché il gatto è custode dell’Oltre, quella dimensione oltre la realtà conosciuta, spesso gravida di pericoli e inganni, che Lovecraft narra nelle sue opere. L’occhio felino ha infatti il potere di scorgere l’invisibile nascosto al di là della realtà, e indicare gli ingressi che conducono ad abissi cosmici e mondi paralleli dove ciò che per noi è assurdo diventa norma.

Nei suoi racconti hanno un posto d’onore gatti come Nigger-Man, che nel racconto I ratti nei muri riconosce subito quelli che sembrano comuni ratti come manifestazioni di un’entità maligna, che si rivelerà essere Nyarlathotep, divinità senza volto dedicata a far impazzire chi ha la sfortuna di incontrarla… o entrare in un’area di sua competenza.

È interessante segnalare, specialmente per chi conosce l’Accademia dei Gatti Magici, che la presentazione del volume è ad opera di Marina Alberghini, Presidente della suddetta Accademia e già autrice di un racconto di stampo lovecraftiano, La città dei gatti neri.