Ha investito la gatta della vicina, è finita per due mesi in carcere

Il dibattito sull’inefficacia delle leggi italiane a protezione degli animali va avanti da anni, e probabilmente per molto tempo ancora infuocherà tavolate, social network e bacheche di forum vari. Esistono, fortunatamente, anche casi in cui la cattiveria umana viene punita dalla nostra legge: una ragazza che deliberatamente ha investito la gatta della vicina, è finita per due mesi in carcere.

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Fonte: http://www1.adnkronos.com/

Risulta difficile pensare con che coraggio si possa fare del male se messi di fronte a due occhioni come questi, ma tristemente questa storia è anche più brutale della media. La ragazza condannata, infatti, non ha affatto investito la micia per errore, né le è venuta l’idea dopo essersela trovata di fronte ai fari. Ha deliberatamente provocato l’investimento: ha lanciato la gattina contro il bordo della strada, poi ha messo in moto la macchina e l’ha investita.

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La ragazza, però, ha commesso l’errore di mettere in atto il crimine nei pressi della casa della proprietaria della micia; un testimone ha assistito, con orrore, al tutto e si è rifiutato di restare in silenzio di fronte a tanta barbarie.

Il processo ha quindi avuto inizio. La Lav si è costituita parte civile, offrendo la collaborazione dell’avvocato Jacopo Cappetta, fianco a fianco dell’umana della micia deceduta, e alla fine il Tribunale di Milano, sezione staccata di Legnano, ha condannato l’imputata a 2 mesi e 10 giorni di detenzione, oltre che al risarcimento del danno alle parti civili. L’atto dell’imputata è stato giudicato effettuato “con crudeltà e senza necessità”.

Qualcuno potrebbe dire che due mesi sono troppo pochi, e avrebbe in parte ragione. Il Codice Penale prevede, infatti, condanne ancora più dure per l’uccisione di animali:

Art.638:Chiunque senza necessità uccide o rende inservibili o comunque deteriora animali che appartengono ad altri è punito, salvo che il fatto costituisca più grave reato, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a trecentonove euro.
La pena è della reclusione da sei mesi a quattro anni, e si procede d’ufficio, se il fatto è commesso su tre o più capi di bestiame raccolti in gregge o in mandria, ovvero su animali bovini o equini, anche non raccolti in mandria.
Non è punibile chi commette il fatto sopra volatili sorpresi nei fondi da lui posseduti e nel momento in cui gli recano danno.

Quindi, sì, due mesi sono pochi: ma è comunque un passo avanti rispetto al frequente disinteresse esibito dai legislatori. E forse, dopo che questa ragazza che ha investito la gatta della vicina, è finita per due mesi in carcere, il prossimo a cui viene un’idea del genere ci penserà due volte prima di metterla in atto.