Linee di Nazca: nel deserto del Perù spunta il disegno gigantesco di un gatto

Straordinario ritrovamento nel Perù meridionale. Nel sito archeologico di Nazca e Palpa, altopiano desertico, è riemerso il gigantesco disegno di un gatto lungo 37 metri, risalente a 2mila anni fa.

Il gigantesco geoglifo ritrovato in Perù

Cosa sono i geoglifi di Nazca

I geoglifi (dal greco “intaglio nella terra”, ndr) sono, ancora oggi, uno dei misteri irrisolti dell’umanità. Essi sono situati in un’area di circa 450 Km quadrati sita a 400 Km a sud di Lima, in Perù, e sono stati realizzati tra il 200 aC e il 500 d.C, quando il popolo dei Nazca ha abitato la regione.
La particolarità di questi disegni, a parte le dimensioni monumentali, è quella di essere stati realizzati asportando ciottoli alluvionali, in modo che possa emergere la rena bianca sottostante che va poi a comporre il disegno. I disegni sono così grandi che possono essere ammirati nella loro interezza solo dall’alto.

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Geoglifo del gatto visto da un’altra prospettiva

La scoperta durante gli scavi

Il disegno è stato rinvenuto per caso, durante alcuni lavori di manutenzione nell’area archeologica di Nazca e Palpa. Si tratta dell’ultimo e insolito ritrovamento sulle linee geoglifi di Nazca, che sono state dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità, nel 1994. Il gatto in questione può essere datato tra il 500 a.C. e il 200 d.C., quindi alla fine dell’era Paracas. Quest’area, comunque, è ricca di geoglifi: la prima di queste figure fu scoperta nel 1927.

Il Candelabro, un altro geoglifo ritrovato nel deserto di Nazca

I commenti ufficiali dopo il ritrovamento

Sui fatti si è espresso anche il ministero della Cultura, che ha spiegato come i lavori siano andati avanti per settimane per ripulire e conservare il disegno: “La figura del gatto di 37 metri era appena visibile e stava scomparendo poiché si trova su un terreno in forte pendenza, soggetto all’erosione naturale”. Anche l’archeologa Johny Isla, responsabile delle linee peruviane, ha commentato l’evento: “Ci stupiamo di trovare ancora nuovi disegni. Sappiamo che ne esistono altri ancora”.